Monday, January 05, 2009

IL PRESIDENTE LOMBARDO E I SICILIANI EMIGRATI

Il presidente Raffaele Lombardo ha rivolto un pensiero ai siciliani emigrati “che trascorreranno le festività lontani dai luoghi ove sono nati e vissuti”, aggiungendo: “Nel futuro vogliamo tenere presente anche tutti voi e, soprattutto, i vostri figli”. Questo per noi emigrati è un gesto di cortesia assai gradito. Purtroppo rimane intatto il velo di scetticismo attraverso cui guardiamo la nostra Sicilia. Le parole, si sa, sono importanti, ma sono niente se ad esse non seguono i fatti. Lombardo dice anche che il suo governo sta costruendo il futuro della Sicilia. Se essere tenuti presenti significa consentire anche a noi di partecipare in qualche modo alle elezioni regionali debbo dire ben venga questa iniziativa, ma i siciliani emigrati, è chiaro, s’aspettano ben altro. In estrema sintesi la parola giusta è: lavoro. Sì, perché essa contiene in nuce la causa del loro destino di sradicati. La mancanza di lavoro e, in molti casi, l‘assenza di condizioni minime per un vivere civile li ha espulsi dalla loro terra. Certo, non è facile frantumare una realtà indurita da abusi, collusioni, favoritismi, corruzioni, prepotenze, ma se non si fa pulizia in casa e non si elimina la violenza mafiosa, gli investimenti dei privati, indispensabili per lo sviluppo, rimarranno sempre una chimera: niente intrapresa, niente lavoro.
Lombardo non mi sembra indifferente a questi problemi. Ha imbarcato in giunta due valorosi magistrati, sta realizzando faticosamente il piano di rientro nelle spese per la sanità, sta programmando la riduzione delle società pubbliche e il ridimensionamento della macchina burocratica regionale che vanta la vergogna di ben 21.000 dipendenti. Ma non bastano questi interventi. Lombardo tenta di attuare obblighi di legge e direttive del governo centrale e dell’Ue. Occorre altresì creare le condizioni per lo sviluppo economico e, di conseguenza, per l’incremento dell’occupazione. Il problema principale è l’estirpazione della mafia: se c’è mafia non ci sono investimenti di capitale. Che fa la Regione (e la classe politica siciliana) per contribuire ad eliminare questo cancro? Direi poco o niente. Non basta dire: la mafia fa schifo e fare sporadiche lezioni in qualche scuola. Lo Stato sta facendo la sua parte: con apprezzabili risultati, mi pare. Si spera che incrementi ed affini sempre più i suoi strumenti. Però con la sola repressione non si sconfigge la mafia. Sull’altro piatto della bilancia devono starci progetti e massicci investimenti per la creazione di una cultura antimafiosa.
Bisogna iniziare a lavorare sul serio sulle scuole primarie, secondarie, sulle università e dovunque esistano aggregazioni di giovani. E’ un compito storico che la Regione Sicilia, coadiuvata dagli enti locali e da altri organismi pubblici e privati, è chiamata a svolgere, da domani ai prossimi decenni, chiedendo la collaborazione delle migliori intelligenze del Paese. In un primo tempo tutti gli sforzi dovranno essere diretti a trasformare le scuole e le famiglie degli allievi in comunità educanti per poi iniziare a inculcare nelle nuove generazioni principi, valori, modelli di comportamento che facciano giustizia di antiche e radicate mentalità di sottomissione irrazionale a qualsiasi forma di potere e, insieme, di prepotenze, abusi e violenze senza limiti. E’ un’utopia questa? E utopia costruire in Sicilia una società moderna trasparente, partecipante, democratica, basata sul rispetto dei diritti e sull’osservanza dei doveri? Sì, fino a quando continuerà a dominare una classe politica dedita principalmente a difendere il proprio potere e i propri privilegi attraverso fitte reti di relazioni, in molti casi non confessabili, occupandosi poco e male dei veri interessi della collettività. No, se si va a scavare alle radici del sottosviluppo culturale, civile ed economico della Sicilia e, finalmente, ci si mette all’opera per dare una svolta alle sorti della nostra isola. Il futuro della Sicilia, Lombardo lo sa bene, è una società senza mafia che sappia accogliere con favore gli investimenti per uno sviluppo equilibrato e sostenibile e per creare lavoro e condizioni civili, decorose e stabili. I siciliani vogliono lavorare per la Sicilia. L’emigrazione è un dramma, una perdita, un enorme spreco.
Purtroppo le difficoltà sono tante. Gli occhi della maggioranza dei politici sono puntati su altri obbiettivi. Per molti di loro discorsi di questo genere sono delle novelle fuori della realtà. La vedo dura per Lombardo anche per l’attuazione del contenimento delle spese che dovrebbe essere un impegno prioritario di tutti gli assessori e dei deputati (Si pensi alle polemiche e ai contrasti per il riordino del servizio sanitario regionale.). Il velo dello scetticismo, come dicevo, rimane, le parole del presidente Lombardo assumono i contorni di una formalità.

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