MASTELLA E LE TENSIONI TRA I POTERI DELLO STATO
L’ennesimo caso Mastella: la moglie, Sandra Lonardo, presidente del consiglio regionale della Campania, viene chiusa agli arresti domiciliari per tentata concussione, il marito, Clemente Mastella, Ministro di Giustizia si dimette dalla sua carica. .Gli arresti domiciliari sono scattati per altri esponenti politici dell’Udeur. Dell’accusa, ad oggi, non si sa quasi nulla. Si parla di una sfuriata della Lonardo nei confronti di un direttore generale di ASL per motivi, fino a questo momento, poco chiari.. Mastella con le sue dimissioni fa esplodere clamorosamente il caso in pieno Parlamento accusando il magistrato autore del provvedimento e una parte della magistratura che, a suo dire, lo terrebbero nel mirino. Di fronte a un ministro che dice di aver paura, di essere perseguitato, di aver ricevuto negli ultimi mesi il triplo di avvisi di garanzia rispetto a quelli avuti nei precedenti trent’anni di vita politica, che dichiara, con la voce rotta dall'emozione, di scegliere l'amore per la famiglia tra quest'ultima e la politica, i nostri senatori insorgono all'unisono. Vibrano le corde della solidarietà: il Parlamento è con lui Il Capo del Governo respinge immediatamente le dimissioni da ministro per ragioni di umanità e per ovvie questioni di equilibri politici. Il Ministro non ha alcuna colpa si dice subito: è giusto che rimanga al suo posto (non si sa ancora che anche lui è stato colpito da un avviso di garanzia). Fioccano le dichiarazioni a suo favore e contro la magistratura. Non occorre informarsi sui fatti che stanno alla base del provvedimento del giudice: il complotto dei magistrati contro la politica è dato per scontato da buona parte dei nostri padri coscritti. Per fortuna i mass media non si sottrarranno al dovere di fornire un'informazione puntuale e completa sui fatti e i misfatti della cronaca. I cittadini verranno a sapere la verità, nonostante le restrizioni alla diffusione delle intercettazioni. Mi sembra sempre più difficile coprire col polverone delle accuse alla magistratura il peso e la verità dei fatti, se accertati dai giudici in modo incontrovertibile. Spero che Mastella, la moglie e i suoi amici di partito possano uscire indenni da questa bufera, per la salvaguardia del loro onore e per il decoro della classe politica e della stessa Repubblica, specie dopo la disastrosa caduta d'immagine a causa della tragedia dell'immondizia. La gente ha sete di imparzialità e di verità. Moderazione e rispetto dei ruoli devono improntare i rapporti tra politica e magistratura, tra inquirenti e indagati. Non va bene che i giudici esagerino nei provvedimenti di restrizione della libertà personale (da considerare sacra in democrazia), non va bene che i politici indagati rovescino sugli inquirenti tutto il loro potenziale d'influenza e d'intimidazione. Oltretutto è ingiusto e sleale nei confronti del comune cittadino che può affidarsi soltanto ai normali mezzi di difesa garantiti dalla legge. I politici si tolgano dalla mente che ogni atto giudiziario che li riguardi costituisca un attacco del potere giurisdizionale contro quello politico e amministrativo. Questa disinvolta e furbesca interpretazione non porta a nulla di buono. La tensione tra i poteri fondamentali dello Stato democratico genera confusione e rallentamenti nell'azione di governo, oltre che concreti pericoli di tenuta dello stesso ordinamento statuale. Non sarebbe accettabile una nuova campagna di delegittimazione della magistratura in un'Italia che è uscita da poco, provata ma più matura, dalla tremenda prova di tangentopoli. Non sono più possibili i rovesciamenti di fronte per cui i malfattori sono le vittime e i giudici i persecutori, fatti salvi i casi di effettiva malafede su cui il CSM è chiamato a vigilare attivamente.
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