DI TRABIA E DEL SUO SVILUPPO
Trabia è il mio paese natìo. Gli Editori del Website www.trabiaonline.it mi hanno invitato a tenervi una rubrica "Lo scrittoio". Questi sono gli ultimi due post:
IL DIFFICILE DISCORSO DELLO SVILUPPO ECONOMICO DI TRABIA
Trabia, per non rimanere emarginata dalle correnti del turismo moderno, partendo dalla radicale riqualificazione dell’ambiente urbano e del territorio, deve proporsi all’attenzione del mondo con iniziative originali e innovative. Per ciò che riguarda le attività produttive si prospetta una situazione di staticità che bisogna combattere mettendo in movimento le capacità locali. Riporto volentieri queste parole del sindaco Salvatore Piazza perché esse fotografano bene una situazione di carenza e di insoddisfazione, per molti versi preoccupante, se si pensa alla condizione e alle prospettive dei giovani trabiesi. Egli, preliminarmente, propone un convegno di alto profilo per definire le linee di sviluppo e per procedere, poi, all’elaborazione di un progetto unitario. Questo discorso non fa una grinza, però non possiamo nasconderci le difficoltà che indubbiamente esistono. Il convegno e uno schema di progetto si potranno anche fare. Quel che conta effettivamente è la capacità di mobilitazione che una comunità come Trabia può mettere in campo; mobilitazione di forze politiche, di risorse imprenditoriali, di capitali pubblici e privati. Il problema è vasto e impervio, ma, come diceva Falcone, non insormontabile. Io vedo un primo spiraglio verso lo sviluppo in un’opera esistente, potenzialmente aperta ad enormi possibilità di crescita: il porto turistico di San Nicola .
PER UN POSSIBILE SVILUPPO ECONOMICO DI TRABIA
Gianluca Mancuso mi chiede di intervenire sul tema del futuro di Trabia. Ho già iniziato a farlo col primo post e continuo oggi. Spero di poter essere utile con queste mie modeste riflessioni . Qualche giorno fa ho posto l’attenzione sulle potenzialità di crescita del porticciolo turistico di San Nicola. Ne ho parlato a ragion veduta. Io vivo a Viareggio; negli ultimi trent’anni ho assistito alla trasformazione e allo sviluppo del suo porto turistico e dei suoi cantieri navali. Lasciando da parte, per un momento, questi ultimi perché provengono da una tradizione particolare con radici nell’Ottocento, mi pare che la vicenda del porto viareggino possa dare qualche spunto, considerando però le profonde differenze, per un’azione decisa e lungimirante sul porto di San Nicola. Viareggio ha potuto contare su una conformazione di luoghi piuttosto favorevole: una pianura estesa, un canale che collega il mare al padule e al Lago Massaciuccoli, una serie di darsene ricavate quasi naturalmente dal terreno sabbioso, un molo ottocentesco, una diga foranea e un altro grande molo costruito nel dopoguerra. Altro fattore decisivo per lo sviluppo delle attività marinare è rappresentato da una popolazione da sempre attratta dalla vita di mare. Per oltre un secolo e mezzo il porto ha ospitato naviglio commerciale di modesto cabotaggio, barche da pesca, poi, motopescherecci e un numero sempre crescente di barche da diporto. Adesso, dopo la delega alle regioni e dalle regioni ai comuni della gestione del demanio marittimo il Comune ha adottato il piano regolatore del porto, ha creato la società Porto Viareggio, con finanziamenti regionali e statali, ha adottato il piano degli approdi turistici e sta investendo oltre trenta milioni di euro per il raddoppio degli stessi e l'utilizzo di un'area adiacente ad una darsena. Il porto di San Nicola ha una storia diversa. Esso ha origine dal porticciolo peschereccio. Ricordo bene la schiera luminosa delle lampare che di sera si estendeva per tutto il filo d'orizzonte del Golfo. Col declino dell'attività di pesca, dovuto anche alla forte concorrenza di Mazara del Vallo, con l'estendersi del benessere in generale e dell'interesse per le barche da diporto, il porticciolo di San Nicola cominciò a richiamare l'attenzione di amministratori ed operatori del settore. L'ingrandimento del porto è stato un intervento provvidenziale. Oggi San Nicola spicca nel panorama nautico siciliano per il discreto numero di posti barca del suo porto. A questo punto io ritengo che vada fatto un ulteriore sforzo. Occorrerebbe un investimento che portasse a raddoppiare il numero degli attuali approdi. Per giungere ad un simile risultato ci sarebbe bisogno dell'unitaria mobilitazione delle forze politiche trabiesi e di una politica regionale del settore nautico e delle infrastrutture portuali che riconoscesse San Nicola come uno dei tre o quattro poli della nautica da diporto della Sicilia. Non è fantapolitica; è questione di volontà politica. Per un obiettivo così importante, che interesserebbe un bacino di utenza assai vasto (pensiamo alla sola città di Palermo col suo quasi un milione di abitanti), sarebbe pienamente giustificato il dirottamento di risorse finanziarie. Per una battaglia di questo genere occorre un grado di maturità politica tale da permettere di mettere da parte le rivalità di partito nel nome del superiore interesse della popolazione trabiese. Questa maturità penso possa trovarsi nella giovane generazione che oggi si affaccia alla politica. Il ruolo del Comune di Trabia è basilare; esso dovrebbe, come ha fatto Viareggio, ottenere e gestire la concessione degli approdi e presentare, con un accordo unitario, un progetto alla Regione Sicilia.
DI TRABIA E DEL SUO SVILUPPO
Spero di poter essere utile con queste mie modeste riflessioni . Qualche giorno fa ho posto l’attenzione sulle potenzialità di crescita del porticciolo turistico di San Nicola. Ne ho parlato a ragion veduta. Io vivo a Viareggio; negli ultimi trent’anni ho assistito alla trasformazione e allo sviluppo del suo porto turistico e dei suoi cantieri navali. Lasciando da parte, per un momento, questi ultimi perché provengono da una tradizione particolare con radici nell’Ottocento, mi pare che la vicenda del porto viareggino possa dare qualche spunto, considerando però le profonde differenze, per un’azione decisa e lungimirante sul porto di San Nicola. Viareggio ha potuto contare su una conformazione di luoghi piuttosto favorevole: una pianura estesa, un canale che collega il mare al padule e al Lago Massaciuccoli, una serie di darsene ricavate quasi naturalmente dal terreno sabbioso, un molo ottocentesco, una diga foranea e un altro grande molo costruito nel dopoguerra. Altro fattore decisivo per lo sviluppo delle attività marinare è rappresentato da una popolazione da sempre attratta dalla vita di mare. Per oltre un secolo e mezzo il porto ha ospitato naviglio commerciale di modesto cabotaggio, barche da pesca, poi, motopescherecci e un numero sempre crescente di barche da diporto. Adesso, dopo la delega alle regioni e dalle regioni ai comuni della gestione del demanio marittimo il Comune ha adottato il piano regolatore del porto, ha creato la società Porto Viareggio, con finanziamenti regionali e statali, ha adottato il piano degli approdi turistici e sta investendo oltre trenta milioni di euro per il raddoppio degli stessi e l'utilizzo di un'area adiacente ad una darsena. Il porto di San Nicola ha una storia diversa. Esso ha origine dal porticciolo peschereccio. Ricordo bene la schiera luminosa delle lampare che di sera si estendeva per tutto il filo d'orizzonte del Golfo. Col declino dell'attività di pesca, dovuto anche alla forte concorrenza di Mazara del Vallo, con l'estendersi del benessere in generale e dell'interesse per le barche da diporto, il porticciolo di San Nicola cominciò a richiamare l'attenzione di amministratori ed operatori del settore. L'ingrandimento del porto è stato un intervento provvidenziale. Oggi San Nicola spicca nel panorama nautico siciliano per il discreto numero di posti barca del suo porto. A questo punto io ritengo che vada fatto un ulteriore sforzo. Occorrerebbe un investimento che portasse a raddoppiare il numero degli attuali approdi. Per giungere ad un simile risultato ci sarebbe bisogno dell'unitaria mobilitazione delle forze politiche trabiesi e di una politica regionale del settore nautico e delle infrastrutture portuali che riconoscesse San Nicola come uno dei tre o quattro poli della nautica da diporto della Sicilia. Non è fantapolitica; è questione di volontà politica. Per un obiettivo così importante, che interesserebbe un bacino di utenza assai vasto (pensiamo alla sola città di Palermo col suo quasi un milione di abitanti), sarebbe pienamente giustificato il dirottamento di risorse finanziarie. Per una battaglia di questo genere occorre un grado di maturità politica tale da permettere di mettere da parte le rivalità di partito nel nome del superiore interesse della popolazione trabiese. Questa maturità penso possa trovarsi nella giovane generazione che oggi si affaccia alla politica. Il ruolo del Comune di Trabia è basilare; esso dovrebbe, come ha fatto Viareggio, ottenere e gestire la concessione degli approdi e presentare, con un accordo unitario, un progetto alla Regione Sicilia. Per il raddoppio dei posti barca ho in mente la costruzione di un nuovo molo, lato Palermo, e l'allungamento, se possibile, di quello ovest; cioè un'opera di notevole impegno tecnico e finanziario. Un incremento di posti barca, nella misura di qualche decina, non sarebbe in grado di innescare la marcia giusta per far decollare il complesso di attività che attorno al porto turistico sicuramente nascerebbero. Per essere motore di sviluppo il porto deve avere adeguate dimensioni. Ma non voglio arrogarmi competenze che non ho. Per questo ci sono fior di tecnici specializzati. Quel che importa è che il porto faccia il salto di qualità entrando nel piano regionale dei porti turistici di primo livello e proiettandosi verso un futuro di grande sviluppo. Per questi motivi ho paura che il progetto in itinere non abbia quest'ambizione; tuttavia va nella direzione giusta e se ne deve sollecitare la realizzazione. L'Amministrazione comunale mi sembra consapevole dell'entità degli sforzi da compiere e ben orientata verso l'idea di un porto di medio livello di rilevanza regionale. Nel frattempo sono benvenuti i lavori già consegnati per l'addobbo urbano del porto.
Che il porto turistico è volano di crescita di tutta una serie di attività artigianali e commerciali collaterali ne sono testimonianza le varie realtà portuali della penisola. La sosta delle barche da diporto comporta una fitta domanda di opere e di forniture di manutenzione: c'è bisogno di elettricisti, idraulici, tappezzieri, falegnami, meccanici, verniciatori e dei relativi materiali di lavorazione. Nel medesimo tempo prendono piede officine, empori di materiali nautici, negozi di abbigliamento, agenzie di assicurazioni e brokeraggio, agenzie di compra-vendita e di noleggio. Tutto ciò non nasce dall'oggi al domani. Si tratta di un processo di sviluppo che le pubbliche amministrazioni e gli istituti di credito devono agevolare: la Provincia con l'istituzione di corsi di formazione professionale, la Camera di commercio con i suoi mezzi di assistenza e incentivazione per la nascite di piccole imprese, il Comune con l'apprestamento degli strumenti urbanistici e infrastrutturali necessari, il sistema bancario con la messa a disposizione dei mezzi finanziari, la Regione con i finanziamenti attingendo anche dai fondi europei.
IL DIFFICILE DISCORSO DELLO SVILUPPO ECONOMICO DI TRABIA
Trabia, per non rimanere emarginata dalle correnti del turismo moderno, partendo dalla radicale riqualificazione dell’ambiente urbano e del territorio, deve proporsi all’attenzione del mondo con iniziative originali e innovative. Per ciò che riguarda le attività produttive si prospetta una situazione di staticità che bisogna combattere mettendo in movimento le capacità locali. Riporto volentieri queste parole del sindaco Salvatore Piazza perché esse fotografano bene una situazione di carenza e di insoddisfazione, per molti versi preoccupante, se si pensa alla condizione e alle prospettive dei giovani trabiesi. Egli, preliminarmente, propone un convegno di alto profilo per definire le linee di sviluppo e per procedere, poi, all’elaborazione di un progetto unitario. Questo discorso non fa una grinza, però non possiamo nasconderci le difficoltà che indubbiamente esistono. Il convegno e uno schema di progetto si potranno anche fare. Quel che conta effettivamente è la capacità di mobilitazione che una comunità come Trabia può mettere in campo; mobilitazione di forze politiche, di risorse imprenditoriali, di capitali pubblici e privati. Il problema è vasto e impervio, ma, come diceva Falcone, non insormontabile. Io vedo un primo spiraglio verso lo sviluppo in un’opera esistente, potenzialmente aperta ad enormi possibilità di crescita: il porto turistico di San Nicola .
PER UN POSSIBILE SVILUPPO ECONOMICO DI TRABIA
Gianluca Mancuso mi chiede di intervenire sul tema del futuro di Trabia. Ho già iniziato a farlo col primo post e continuo oggi. Spero di poter essere utile con queste mie modeste riflessioni . Qualche giorno fa ho posto l’attenzione sulle potenzialità di crescita del porticciolo turistico di San Nicola. Ne ho parlato a ragion veduta. Io vivo a Viareggio; negli ultimi trent’anni ho assistito alla trasformazione e allo sviluppo del suo porto turistico e dei suoi cantieri navali. Lasciando da parte, per un momento, questi ultimi perché provengono da una tradizione particolare con radici nell’Ottocento, mi pare che la vicenda del porto viareggino possa dare qualche spunto, considerando però le profonde differenze, per un’azione decisa e lungimirante sul porto di San Nicola. Viareggio ha potuto contare su una conformazione di luoghi piuttosto favorevole: una pianura estesa, un canale che collega il mare al padule e al Lago Massaciuccoli, una serie di darsene ricavate quasi naturalmente dal terreno sabbioso, un molo ottocentesco, una diga foranea e un altro grande molo costruito nel dopoguerra. Altro fattore decisivo per lo sviluppo delle attività marinare è rappresentato da una popolazione da sempre attratta dalla vita di mare. Per oltre un secolo e mezzo il porto ha ospitato naviglio commerciale di modesto cabotaggio, barche da pesca, poi, motopescherecci e un numero sempre crescente di barche da diporto. Adesso, dopo la delega alle regioni e dalle regioni ai comuni della gestione del demanio marittimo il Comune ha adottato il piano regolatore del porto, ha creato la società Porto Viareggio, con finanziamenti regionali e statali, ha adottato il piano degli approdi turistici e sta investendo oltre trenta milioni di euro per il raddoppio degli stessi e l'utilizzo di un'area adiacente ad una darsena. Il porto di San Nicola ha una storia diversa. Esso ha origine dal porticciolo peschereccio. Ricordo bene la schiera luminosa delle lampare che di sera si estendeva per tutto il filo d'orizzonte del Golfo. Col declino dell'attività di pesca, dovuto anche alla forte concorrenza di Mazara del Vallo, con l'estendersi del benessere in generale e dell'interesse per le barche da diporto, il porticciolo di San Nicola cominciò a richiamare l'attenzione di amministratori ed operatori del settore. L'ingrandimento del porto è stato un intervento provvidenziale. Oggi San Nicola spicca nel panorama nautico siciliano per il discreto numero di posti barca del suo porto. A questo punto io ritengo che vada fatto un ulteriore sforzo. Occorrerebbe un investimento che portasse a raddoppiare il numero degli attuali approdi. Per giungere ad un simile risultato ci sarebbe bisogno dell'unitaria mobilitazione delle forze politiche trabiesi e di una politica regionale del settore nautico e delle infrastrutture portuali che riconoscesse San Nicola come uno dei tre o quattro poli della nautica da diporto della Sicilia. Non è fantapolitica; è questione di volontà politica. Per un obiettivo così importante, che interesserebbe un bacino di utenza assai vasto (pensiamo alla sola città di Palermo col suo quasi un milione di abitanti), sarebbe pienamente giustificato il dirottamento di risorse finanziarie. Per una battaglia di questo genere occorre un grado di maturità politica tale da permettere di mettere da parte le rivalità di partito nel nome del superiore interesse della popolazione trabiese. Questa maturità penso possa trovarsi nella giovane generazione che oggi si affaccia alla politica. Il ruolo del Comune di Trabia è basilare; esso dovrebbe, come ha fatto Viareggio, ottenere e gestire la concessione degli approdi e presentare, con un accordo unitario, un progetto alla Regione Sicilia.
DI TRABIA E DEL SUO SVILUPPO
Spero di poter essere utile con queste mie modeste riflessioni . Qualche giorno fa ho posto l’attenzione sulle potenzialità di crescita del porticciolo turistico di San Nicola. Ne ho parlato a ragion veduta. Io vivo a Viareggio; negli ultimi trent’anni ho assistito alla trasformazione e allo sviluppo del suo porto turistico e dei suoi cantieri navali. Lasciando da parte, per un momento, questi ultimi perché provengono da una tradizione particolare con radici nell’Ottocento, mi pare che la vicenda del porto viareggino possa dare qualche spunto, considerando però le profonde differenze, per un’azione decisa e lungimirante sul porto di San Nicola. Viareggio ha potuto contare su una conformazione di luoghi piuttosto favorevole: una pianura estesa, un canale che collega il mare al padule e al Lago Massaciuccoli, una serie di darsene ricavate quasi naturalmente dal terreno sabbioso, un molo ottocentesco, una diga foranea e un altro grande molo costruito nel dopoguerra. Altro fattore decisivo per lo sviluppo delle attività marinare è rappresentato da una popolazione da sempre attratta dalla vita di mare. Per oltre un secolo e mezzo il porto ha ospitato naviglio commerciale di modesto cabotaggio, barche da pesca, poi, motopescherecci e un numero sempre crescente di barche da diporto. Adesso, dopo la delega alle regioni e dalle regioni ai comuni della gestione del demanio marittimo il Comune ha adottato il piano regolatore del porto, ha creato la società Porto Viareggio, con finanziamenti regionali e statali, ha adottato il piano degli approdi turistici e sta investendo oltre trenta milioni di euro per il raddoppio degli stessi e l'utilizzo di un'area adiacente ad una darsena. Il porto di San Nicola ha una storia diversa. Esso ha origine dal porticciolo peschereccio. Ricordo bene la schiera luminosa delle lampare che di sera si estendeva per tutto il filo d'orizzonte del Golfo. Col declino dell'attività di pesca, dovuto anche alla forte concorrenza di Mazara del Vallo, con l'estendersi del benessere in generale e dell'interesse per le barche da diporto, il porticciolo di San Nicola cominciò a richiamare l'attenzione di amministratori ed operatori del settore. L'ingrandimento del porto è stato un intervento provvidenziale. Oggi San Nicola spicca nel panorama nautico siciliano per il discreto numero di posti barca del suo porto. A questo punto io ritengo che vada fatto un ulteriore sforzo. Occorrerebbe un investimento che portasse a raddoppiare il numero degli attuali approdi. Per giungere ad un simile risultato ci sarebbe bisogno dell'unitaria mobilitazione delle forze politiche trabiesi e di una politica regionale del settore nautico e delle infrastrutture portuali che riconoscesse San Nicola come uno dei tre o quattro poli della nautica da diporto della Sicilia. Non è fantapolitica; è questione di volontà politica. Per un obiettivo così importante, che interesserebbe un bacino di utenza assai vasto (pensiamo alla sola città di Palermo col suo quasi un milione di abitanti), sarebbe pienamente giustificato il dirottamento di risorse finanziarie. Per una battaglia di questo genere occorre un grado di maturità politica tale da permettere di mettere da parte le rivalità di partito nel nome del superiore interesse della popolazione trabiese. Questa maturità penso possa trovarsi nella giovane generazione che oggi si affaccia alla politica. Il ruolo del Comune di Trabia è basilare; esso dovrebbe, come ha fatto Viareggio, ottenere e gestire la concessione degli approdi e presentare, con un accordo unitario, un progetto alla Regione Sicilia. Per il raddoppio dei posti barca ho in mente la costruzione di un nuovo molo, lato Palermo, e l'allungamento, se possibile, di quello ovest; cioè un'opera di notevole impegno tecnico e finanziario. Un incremento di posti barca, nella misura di qualche decina, non sarebbe in grado di innescare la marcia giusta per far decollare il complesso di attività che attorno al porto turistico sicuramente nascerebbero. Per essere motore di sviluppo il porto deve avere adeguate dimensioni. Ma non voglio arrogarmi competenze che non ho. Per questo ci sono fior di tecnici specializzati. Quel che importa è che il porto faccia il salto di qualità entrando nel piano regionale dei porti turistici di primo livello e proiettandosi verso un futuro di grande sviluppo. Per questi motivi ho paura che il progetto in itinere non abbia quest'ambizione; tuttavia va nella direzione giusta e se ne deve sollecitare la realizzazione. L'Amministrazione comunale mi sembra consapevole dell'entità degli sforzi da compiere e ben orientata verso l'idea di un porto di medio livello di rilevanza regionale. Nel frattempo sono benvenuti i lavori già consegnati per l'addobbo urbano del porto.
Che il porto turistico è volano di crescita di tutta una serie di attività artigianali e commerciali collaterali ne sono testimonianza le varie realtà portuali della penisola. La sosta delle barche da diporto comporta una fitta domanda di opere e di forniture di manutenzione: c'è bisogno di elettricisti, idraulici, tappezzieri, falegnami, meccanici, verniciatori e dei relativi materiali di lavorazione. Nel medesimo tempo prendono piede officine, empori di materiali nautici, negozi di abbigliamento, agenzie di assicurazioni e brokeraggio, agenzie di compra-vendita e di noleggio. Tutto ciò non nasce dall'oggi al domani. Si tratta di un processo di sviluppo che le pubbliche amministrazioni e gli istituti di credito devono agevolare: la Provincia con l'istituzione di corsi di formazione professionale, la Camera di commercio con i suoi mezzi di assistenza e incentivazione per la nascite di piccole imprese, il Comune con l'apprestamento degli strumenti urbanistici e infrastrutturali necessari, il sistema bancario con la messa a disposizione dei mezzi finanziari, la Regione con i finanziamenti attingendo anche dai fondi europei.
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