Monday, February 05, 2007

LE SORPRENDENTI CRITICHE AL PAPA IN OCCASIONE DEL BARBARO ASSASSINIO DI UN POLIZIOTTO A CATANIA

La critica di Pippo Baudo, rivolta al Papa per non aver detto nulla all’Angelus di domenica scorsa sull’uccisione del povero poliziotto Filippo Raciti, richiama la recente uscita di Romano Prodi sulla sua intenzione di trovare un accordo con la Santa Sede sulle questioni dell'accanimento terapeutico. Immaginiamo per un attimo quale reazione queste prese di posizione avrebbero suscitato nell’opinione pubblica di nazioni come Francia, Germania, Inghilterra. Che ne dite di uno Chirac, o di un Sarkozy, che chiede al Papa di concordare una legge, o di intervenire sui disordini delle periferie parigine? Impensabile! In Italia avviene. Pippo Baudo è un ottimo professionista, ha personalità, ha carisma nel mondo della televisione e dello spettacolo, riscuote l’unanime affetto degli italiani; compreso il mio: l’ho visto all’opera, di presenza, al Festival Pucciniano di Torre del Lago alcuni anni fa: ne ho ammirato la scioltezza, la comunicativa, l’autorevolezza. Ha il carattere di una parte dei siciliani; l’impulsività e la reazione emotiva qualche volta gli giocano dei brutti tiri: non gli ha nemmeno sfiorato il cervello l’idea di non poter insegnare il mestiere ad un’autorità universale come quella del Papa, né l’ossequio implicito, pur nell’irritazione, contenuto nella sua lamentela, verso un potere politico ritenuto al di sopra o a fianco dello Stato. Però non si può dire che la sua sparata sul silenzio del Santo Padre riguardo al barbaro assassinio di Catania non interpreti il sentimento popolare. Gli italiani si aspettavano una parola dal Papa perché riconoscono in lui un’autorità che oltrepassa il campo prettamente spirituale di una religione. Si portano dietro il complesso di Porta Pia: non si perdonano il consenso accordato alle cannonate del 20 settembre. Il Papa per oltre un millennio, dopo la caduta di Roma, è stato l’unico vero monarca italiano, di un’Italia umiliata e disunita, in grado di confrontarsi con lo strapotere degli imperatori e dei capi degli stati nazionali europei. Tutti i popoli sono figli della propria storia. A distanza di centoquaranta anni il legame che univa il popolo al suo antico re e protettore è sempre vivo e riconoscibile. Il sistema democratico, dal dopoguerra in poi, ha esaltato questo legame. Il sentimento di rispetto e di sottomissione morale al Pontefice è maggioritario nel paese e attraversa tutte le forze politiche; Romano Prodi coscientemente e Pippo Baudo impulsivamente ne danno testimonianza.
Antonio Carollo

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