PERCHE' RINVIARE IL REGOLAMENTO URBANISTICO
Non sembra azzardato dire che a Viareggio viviamo in un clima di democrazia avanzata. La miriade di comitati cittadini, la straordinaria affluenza alle urne in occasione delle tre primarie finora tenute, le frequenti prese di posizione su tanti problemi tra le formazioni sociali, in assemblee, con i cortei, dimostrano l'esistenza di una precisa volontà popolare di partecipazione. Altro che antipolitica! I tempi in cui il potere amministrativo si esercitava esclusivamente, e in modo unilaterale, qualche volta arbitrariamente, in forza della semplice e sola investitura scaturente dalle urne sono ormai tramontati. L'amministratore pubblico oggi è chiamato, diciamo così, a rendere conto di ogni suo atto giorno per giorno. Il controllo sociale si è fatto molto attento e penetrante. Non c'è dubbio che si tratti di un fenomeno di forte avanzamento democratico di cui troppi politici non sembrano essere consapevoli apparendo balbettanti o sgradevolmente protervi. Questa inadeguatezza si coglie nel caso del regolamento urbanistico. Quale migliore occasione per dare spazio alla partecipazione, agli apporti della società civile? Vediamo cosa invece è successo. Si può cominciare con l'ammettere che la griglia degli incontri è stata ampia; a cominciare da febbraio le forze politiche, le circoscrizioni, le varie formazioni sociali, i singoli cittadini hanno avuto modo di conoscere, se non altro, i punti salienti del documento. Però informazione non significa consultazione. Si è presentato, non uno schema aperto, ma un regolamento già definito, per giunta difeso puntigliosamente. Questa rigidità d'impostazione ha scatenato una reazione trasversale al momento in cui ci si è resi conto di certe soluzioni, perlomeno discutibili, ritenute in contrasto con la vocazione turistica di Viareggio. Da qui le accuse, tra l'altro, non tanto velate, vertenti sui presunti ampi spazi lasciati alla speculazione edilizia di gruppi immobiliari che già si sono distinti per i danni arrecati al corpo fisico e all'immagine della città. Sono fioccati pareri negativi, contestazioni, cortei, contrasti tra i consiglieri comunali di maggioranza. La questione non è di poco conto perché ormai investe la filosofia stessa che sta alla base del regolamento urbanistico. Serve, per così dire, una pausa di riflessione. Non si può discutere un simile provvedimento in un clima teso. Lasciamo passare le sfuriate della campagna elettorale che avrà inizio tra qualche settimana.
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