PARTECIPAZIONE E CAMBIAMENTO, RICETTE PER IL FUTURO DI TRABIA
Non ho belle parole da porgere al mio paese. Sviolinature zucchero e miele avrebbero il sapore dell’ipocrisia. Non è facile rompere il senso di impotenza e di amarezza che mi prende quando penso all’inerzia della mia comunità d’origine di fronte al dilagare degli interessi particolari di singoli e di gruppi a danno di quelli sacrosanti della collettività. Non è certo un sollievo sapere che questo è un mal comune della Sicilia e di tutto il Mezzogiorno, salve poche eccezioni. Mi vengono in mente le coste e le colline devastate dall’edilizia selvaggia, la presenza oppressiva di una malavita onnipotente, le collusioni o le paure di molti, le classi politiche spesso inadeguate.
Ciononostante non dobbiamo chiudere le porte alla speranza. L'avvenire di una comunità sta nelle sue stesse mani. Nulla è impossibile se si esce dall'indifferenza e si prende coscienza dei veri problemi, che impediscono lo sviluppo, e dei rimedi a difesa degli interessi generali.
Con questo spirito, da semplice figlio della stessa terra, mi sento fare qualche augurio ai miei compaesani trabiesi, alle soglie del 2008. In particolare auguro che:
- si formi a Trabia una opinione pubblica che, con interventi sulla stampa, alle televisioni locali, alle radio, nei blog, nei siti internet, ed eventualmente con la costituzione di comitati cittadini, con cortei, assemblee, volantinaggio, sia in grado di esercitare uno stretto controllo sociale su programmi e atti della pubblica amministrazione che interessano la generalità di cittadini;
- si chieda all'Amministrazione comunale l'adozione di un regolamento per il possibile svolgimento di referendum sui problemi più importanti in discussione;
- si crei un movimento d'opinione che pretenda di fermarne la selvaggia cementificazione in atto richiamando il Consiglio comunale ai suoi doveri di razionale programmazione del territorio per salvaguardarne le caratteristiche paesaggistiche e le potenzialità di sviluppo turistico: si fermi l'iter burocratico dell'attuale piano regolatore e se ne adotti un altro con la più ampia partecipazione della cittadinanza;
- si ponga sotto pressione la Regione Sicilia, la Provincia e il Comune per l'acquisizione al patrimonio pubblico del Castello dei Principi Lanza di Trabia e del Castello di San Nicola, per destinarli ad attività culturali, mostre, incontri, conferenze, convegni, spettacoli teatrali, concerti, ecc. capaci di far decollare turisticamente la nostra cittadina.
Mi fermo qui. Ci sarebbero tante altre cose da dire. Molte le ho già dette nel corso di quest'ultimo anno, ma non basta la voce di un singolo. Il lavoro di sensibilizzazione del pubblico è immenso. C'è da sviluppare, tra l'altro, la tendenza, che già esiste, all'associazionismo e al volontariato. Sarebbe importante anche che i giovani rivitalizzassero i partiti, ormai ridotti a comitati elettorali, attivi solo al momento delle elezioni. L'argomento giovani è doloroso. La loro distanza dai problemi della società è impressionante. Sappiamo quali sono le cause. Il filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti le ha analizzate da par suo nel libro “L'ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani”. Sono d'accordo con lui quando dice il giovane deve investire sulle sue capacità, sulle sue abilità, sulla propria identità. E' difficile che il cambiamento venga dalle generazioni adulte: sono troppe e troppo profonde le radici dei loro egoismi, delle paure, dei condizionamenti, delle abitudini. La creazione e la mobilitazione dell'opinione pubblica avrebbero bisogno dei giovani come dell'ossigeno. Ecco, questo è un tema che dovrebbe essere dibattuto molto. Ma da chi? solo dai vecchi parrucconi? .
0 Comments:
Post a Comment
<< Home