Saturday, May 12, 2007

L'AMAREZZA DI NON RIUSCIRE A CAMBIARE LE COSE


Questo post è dedicato alla lettera indirizzatami dal sindaco Salvatore Piazza dal sito trabiaplanet.it.
Salvatore è molto gentile; lo ringrazio per gli apprezzamenti e la stima, che sinceramente ricambio. Qualche senso di colpa ce l'ho: ho lasciata Trabia a ventiquattro anni, subito dopo la laurea, per andarmi a guadagnare la vita altrove. Ho tentato diverse volte di ritornare ma non si sono realizzate mai le giuste condizioni per un mio rientro in Sicilia. Col passare degli anni, col crescere delle esigenze familiari, questa prospettiva si è allontanata viepiù. Però non ho mai tagliato i ponti con la mia piccola patria. I soggiorni e le visite sono stati sempre frequenti. I contatti con parenti e amici non l'ho mai tralasciati; tuttora vive a Trabia una parte della mia famiglia d'origine, mia sorella e i miei carissimi nipoti e bisnipoti con cui comunico continuamente, oltre a tanti altri consanguinei e a tanti cari amici. Sbaglia chi pensa che io non sia al corrente dei problemi di Trabia. Me ne sono sempre informato, fino a partecipare, quando possibile, alle sedute del consiglio comunale. Certo, non sarò al corrente degli affari minuti di ogni giorno; forse proprio per questo ritengo di avere una visione d'insieme molto nitida. Qualche volta ne ho parlato con lo stesso Salvatore lungo 'u stratuni, conoscendo la sua passione per le cose del nostro paese. La 'vera realtà' mi è ben nota, anche perché, come dice lui, Trabia conserva molti 'vizi' del passato. Aggiungo che il paese presenta un percorso piuttosto chiaro (qualcuno direbbe un'immobilità o un'involuzione), evidente anche per una frettolosa intelligenza. Chi ha letto gli articoli su Trabia apparsi su 'Lo Scrittoio' spero non disconosca il carattere pragmatico del loro approccio ai problemi. Nessuna teorizzazione o idealizzazione. D'altra parte il mio lavoro è stato tutta una collaborazione con organi istituzionali dediti a programmare e a fare. Molte volte, in materia di cultura, ho avuto responsabilità dirette, come si può cogliere dalla nota biobibliografica ( http://www.trabia.splinder.com/). Non sogno una Trabia ideale o utopistica ma un paese normale che piano piano vada prendendo consapevolezza della propria situazione di profondo sottosviluppo, ne ricerchi e ne individui le cause, e , sia pure tra lentezze, contrasti, crisi, resistenze, cerchi di tirarsi su dalle secche di una condizione economico-sociale disastrata. So bene che Trabia soffre di mali storici cronicizzati, come gran parte del Mezzogiorno; in aggiunta ha la terribile aggravante di essere stata essa stessa l'artefice diretta della distruzione della propria economia avendo sottratto alle produzioni, al lavoro e allo sviluppo turistico le terre più belle del Golfo Termini Imerese-Cefalù. Questi mali sono difficili (non impossibili) da estirpare; i trabiesi vivono come in un dormitorio, sono d'accordo, ignari dei propri diritti di cittadini, indifferenti alle ignominie del malaffare, alle feroci speculazioni edilizie, agli interessi personali perpetrati in dispregio di quelli generali della collettività. Comprendo l'amarezza di Salvatore. La frustrazione di non riuscire a cambiare le cose, il disagio di sperimentare situazioni paradossali, quale quella di una assise cittadina che, anziché cogliere l'occasione di mettere le mani su un piano regolatore probabilmente in linea ed erede di quello tristemente noto del 1979, abdica dal suo diritto-dovere di amministrare, dando uno spettacolo di inconscio ma ben orchestrato surrealismo. Si deve assistere in silenzio all'inaudito continuato scempio di un territorio e di uno dei più bei paesaggi siciliani, e, con esso, alla distruzione di buona parte delle residue risorse naturali indispensabili per un possibile futuro per Trabia? Io credo che Salvatore non voglia questo. Credo che vorrebbe essere sostenuto non da una voce isolata ma da un vasto movimento d'opinione, capace di dargli la forza necessaria per sciogliere l'intrico oscuro degli interessi particolari. Per un simile risveglio, non ho dubbi, egli sarebbe la persona giusta. Ma la realtà è quella che è. Non rimane che continuare a servire, con l'arma dell'umile parola, questa mia sfortunata patria.
Antonio Carollo
(6-continua)

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