Saturday, March 07, 2009

Il mestiere di presidente del consiglio comunale

Ho avuto occasione di occuparmi, sulla stampa locale della Versilia, della figura del presidente del consiglio comunale. Di fronte a certi atteggiamenti di presidenti, incolori, burocratici e subalterni rispetto alla posizione del sindaco, auspicavo una maggiore consapevolezza delle vere funzioni di chi impersona e rappresenta un organo politico-amministrativo fondamentale del comune. Nella sostanza dicevo che il presidente del consiglio comunale non è un semplice passacarte, né proprio un notaio. Ha le prerogative di organo del comune, alla stregua del sindaco, della giunta e del consiglio, cioè di un soggetto che è centro di poteri e di competenze. Quindi con posizione giuridica e politica di rilievo in seno al comune.
Vediamo di cosa si occupa: programma le adunanze del consiglio, stabilisce l’ordine del giorno su richiesta del sindaco, della giunta, delle commissioni, dei singoli consiglieri, o su propria iniziativa; convoca e presiede il consiglio e ne dirige i lavori; è investito del potere discrezionale di mantenere l’ordine, assicurare l’osservanza delle leggi, la regolarità delle discussioni e delle deliberazioni; assicura preventiva e adeguata informazione ai gruppi consiliari e ai singoli consiglieri sulle questioni sottoposte al consiglio; si fa carico del raccordo tra le attività di indirizzo e di controllo proprie del consiglio e quelle di amministrazione e di governo di cui è responsabile il sindaco. Tralasciamo qualche altra funzione minore.
Come si vede c’è materia per far balzare il presidente del consiglio comunale al secondo posto nella nomenklatura delle cariche comunali. Però non credo che in Italia esista, fino a questo momento, una cultura amministrativa che riconosca il risalto di questa figura all’interno del comune e della comunità cittadina. La tradizione è schiacciante. Gli stessi presidenti non fanno granché per affermare la propria posizione, anzi direi nulla. Ci sono presidenti che per ogni singolo adempimento durante lo svolgimento del consiglio non fanno che rivolgersi ridicolmente al segretario (“Vediamo cosa ne pensa il segretario”), mettendosi sotto i piedi quel minimo di autorevolezza che dovrebbero necessariamente possedere; altri che presentano e relazionano ogni singola delibera, sostituendo così il sindaco o l’assessore al ramo.. Nella stragrande maggioranza dei casi il presidente del consiglio comunale. si appiattisce sulle posizioni del sindaco, fatto salvo, come è ovvio, il doveroso rispetto dei diritti di tutti i consiglieri, in prima linea di quelli di minoranze. . Spesso nessuno in città conosce il nome e il volto di questo presidente. . Certo, non si possono seguire i diktat di minoranze consiliari che vorrebbero un presidente del consiglio come antagonista del sindaco in quanto a capo di un organo collegiale titolare di ampi poteri sull’operato dello stesso sindaco e della giunta, come abbiamo accennato..
Qui bisognerebbe aprire una parentesi sulle modalità di esercizio dei suoi poteri da parte del consiglio comunale e sulla sua presunta, o reale che sia, autonomia politico-amministrativa rispetto alla responsabilità del sindaco. Il discorso è complicato e non è questa la sede. In poche parole possiamo dire così: il complesso dei poteri dell’amministrazione comunale non può considerarsi più un monolito, consiglio, sindaco, giunta non sono più saldati insieme. Adesso abbiamo due blocchi: il consiglio, che dà gli indirizzi e controlla la loro attuazione, e il sindaco, coadiuvato dalla giunta, che amministra e governa. E’ difficile parlare di pari dignità o peso tra i due organi, ma è certo che i maggiori ed estesi poteri conferiti al sindaco sono in qualche modo riequilibrati da quelli del consiglio. Da qui la speciale posizione cui assurge chi incarna quest’ultimo. La funzione di raccordo e di coordinamento, se assolta con scrupolo e lungimiranza, fa del presidente del consiglio una figura di primo piano nel comune e nella città. E evidente che per ricoprire tale ruolo occorrono personalità ed esperienza politica. A queste condizioni il presidente in questione ha il diritto-dovere, in aggiunta ai compiti specifici assegnatigli dalla legge, di parlare all’amministrazione e alla cittadinanza sui problemi di fondo della comunità, in parallelo, non in contrasto con i programmi che vengono portati avanti.
Mi rendo conto che questo mio discorso può sembrare un po’ fantapolitico e controcorrente. La figura del sindaco nell’ordinamento e nell’immaginario popolare è totalizzante; oggi si parla di affidargli compiti anche di sceriffo. I punti di vista dei sindaci talora sono richiesti dalle autorità centrali e tenuti nel debito conto. Tutto questo mi pare giusto, ma, senza nulla togliere al sindaco, una maggiore presenza del presidente del consiglio comunale nel dibattito politico, amministrativo, sociale e culturale della città mi sembra un arricchimento da non trascurare. Vedi l’influenza dei Presidenti di Camera e Senato nella vita politica, fatte le debite differenze.

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