Thursday, June 21, 2007

PER IL PD E PER LO SVILUPPO DI VIAREGGIO

Paolo Casini è il giovane presidente della convenzione comunale della Margherita di Viareggio, eletto a larga maggioranza dal congresso cittadino del gennaio scorso. Nei pochi mesi della sua direzione Casini ha impresso al Partito una forte connotazione di collegialità dando spazio alle sue componenti istituzionali, circoli, consiglio di presidenza, assemblee degli iscritti e simpatizzanti. Ha altresì valorizzato le specifiche competenze dei membri del direttivo responsabilizzandoli negli incontri di carattere politico-amministrativi. Le delegazioni in consiglio e in giunta al Comune di Viareggio hanno ricevuto da lui un sostegno costante per il rafforzamento e una maggiore incisività dell'azione di governo dell'Amministrazione comunale di centrosinistra. Con il suo impulso la Margherita è elemento attivo del processo di formazione del Partito Democratico, mentre sui problemi controversi di grande impatto sull'opinione pubblica la Margherita ha espresso sempre con chiarezza, e con sensibilità verso le istanze dei cittadini, il proprio orientamento per soluzioni concrete scevre da interessi di parte. La linea politica della Margherita è stata delineata nitidamente con un accento sulle esigenze della salvaguardia ambientale del tessuto urbano e del patrimonio paesaggistico legato alle spiagge, alle pinete e alle zone agricole; della vivibilità, della mobilità, del traffico, dei servizi pubblici; dell'estetica e dell'igiene pubblica; di sviluppo delle risorse turistiche, culturali e delle altre attività produttive;di tutela delle fasce popolari più deboli. Con relazioni, interventi, contatti con le altre forze politiche di maggioranza, la Margherita, tramite i media locali, ha così ottenuto un'ottima visibilità nei confronti dell'elettorato e un'apprezzabile ripresa di immagine.
Paolo, quali sono gli obiettivi del Partito a breve termine?
Ampliare ulteriormente la base degli iscritti coinvolgendoli nella fase costituente del Partito Democratico; far recuperare alla Margherita quel peso politico che negli ultimi tempi si era perduto cercando di trasformare anche i simpatizzanti in iscritti del PD.
Che tipo di contributo intende portare la Margherita di Viareggio in seno al PD?
Dobbiamo diventare il motore di quella complessa politica di riformismo che la città e gli italiani chiedono alla politica. Noi rappresentiamo le istanze della maggior parte degli italiani, istanze di cambiamento e di innovazione nei meccanismi democratici, nel funzionamento delle istituzioni, nell'ambito sociale e oltre. Il riformismo è la nostra bandiera ma non dimentichiamo da dove veniamo e quali sono i pilastri sui quali la nostra società si è basata ed è prosperata fino ad ora. Siamo per una società sicuramente laica che si rapporta con la sua forte caratterizzazione cattolica.
Esistono difficoltà nel lavoro in atto di ricostituzione dell'Unione a Viareggio?
Attualmente a Viareggio è presente uno schieramento politico anomalo perché della maggioranza che governa la città non fanno parte né il Prc né l'Udeur. Questo ha imposto un grande sforzo che è adesso ripagato dall'imminente ufficiale costituzione dell'Unione anche a Viareggio. Un salto di qualità compiuto da tutte le singole forze politiche del centrosinistra che porta oltre le attuali contrapposizioni. L'anomalia di Viareggio così rientra restituendo ai partiti il loro storico ruolo di centralità nella politica della città.
Quali sono le priorità amministrative di Viareggio in questo scorcio di mandato e per il dopo delle amministrative del 2008?
Due sono gli ordini di priorità a cui la Margherita tiene in modo particolare.
Il primo è quello relativo al recupero di credibilità della politica presso i cittadini. Occorre ridurre drasticamente, se non eliminare, ogni forma di spreco o di sovracosto che la politica negli anni ha generato. Mi riferisco principalmente a quella galassia di vantaggi e prebende scaturite dalla moltiplicazione delle società pubbliche partecipate.
Il secondo si riferisce all'interruzione e al recupero del degrado urbanistico e sociale che si è sviluppato negli ultimi anni. Occorre rendere la città vivibile e gradevole quanto una località turistica rinomata come Viareggio dovrebbe essere. Infine bisogna sviluppare politiche volte alla riattivazione di quei circuiti economici virtuosi, quale l'incremento dei flussi turistici, che hanno portato nella nostra città sviluppo, prosperità e benessere.

Wednesday, June 13, 2007

CARNEVALE, LA CRISI E L'ANTICAMERA DEL LIBERO COMITATO CITTADINO

Da oltre due mesi il Libero Comitato Cittadino attende di essere ricevuto dal Sindaco per presentargli, in rappresentanza di 1115 cittadini firmatari di un’apposita petizione, idee e proposte di riforma dell’attuale organizzazione del Carnevale e per chiedere un consiglio comunale aperto. Entrambi le richieste sono state verbalmente accolte a mezzo stampa, ma non se n'è fatto nulla nonostante sollecitazioni e proteste. Nel frattempo la crisi della Fondazione si è acuita: il Coordinatore amministrativo è uscito di scena con accuse clamorose che hanno segnato un alto indice di sgradevolezza nei confronti, sì del vertice dell’ente e dei responsabili politici, ma anche dello stesso denunciante; infatti per due anni egli ha goduto di laute indennità senza visibili vantaggi per il Carnevale; ha contribuito, altresì, a portare ai minimi storici i rapporti dello stesso col volontariato culturale, col mondo degli appassionati e con la cittadinanza. Durante questa tempesta il povero Libero Comitato è rimasto nell'anticamera del Sindaco su scomode e dure panche di legno; tanta gente entra ed esce dalla fatidica stanza, ma nessuno si ricorda di questi cittadini in attesa. Viene da pensare che il primo cittadino, colpito dalle bordate dell'ingrato suo ex amico, non riesca a trovare il bandolo della matassa, lontano mille miglia, com'è, dall'immaginare una risoluzione di tutti i problemi del Carnevale ascoltando quanto quel Comitato ha da dirgli in nome della Città.
Antonio Carollo

Saturday, June 02, 2007

TRABIA, I GIOVANI E LA POLITICA

I giovani trabiesi mi sembrano piuttosto defilati rispetto ai problemi della politica in generale e di quelli di Trabia, in particolare, come avviene, del resto, in gran parte d'Italia. Spesso le sezioni locali dei partiti sono rette da vecchie cariatidi che non riescono a liberarsi dall'antico vizio di ridurre l'attività politica alla semplice (ma feroce, a volte) ricerca di vantaggi per sé e per i propri parenti e amici. Questo dato, però, non va generalizzato. C'è sempre una minoranza, anche se esigua, che sente e soffre i problemi non risolti, incancreniti, della comunità. A queste persone, quasi sempre emarginate, si devono aggiungere quelle che stanno fuori dai partiti perché disgustate da un andazzo che appare loro immodificabile; essi sfogano la loro rabbia in mugugni o in animate discussioni con gli amici e, magari, astenendosi dal voto. Si tratta di un atteggiamento sterile che non porta da nessuna parte, che lascia le cose come stanno. I giovani rimangono lontani, sullo sfondo di un mondo che sembra appartenere solo a gente matura o proprio anziana. A mio parere questa situazione è la principale causa del progressivo distacco della politica dalla società. I politici, sempre più autoreferenziali, tendono a chiudersi in casta, perdendo i collegamenti con i problemi veri della società. Questi problemi, guarda caso, riguardano in gran parte i giovani. In una società in cui si moltiplicano in maniera esponenziale proprio i problemi dei giovani, l'educazione, la scuola, la formazione professionale, l'occupazione, lo sviluppo economico, l'imprenditorialità giovanile, la droga, il tempo libero, la violenza, il pericolo di affiliazione a mafia, ndrangheta e camorra, la microcriminalità giovanile, la classe politica appare distratta, immersa nei giochi di potere e nella ricerca del consenso attraverso i vecchi e ormai logori metodi delle clientele e dello scambio, mentre i giovani brillano per la loro assenza. Ecco la frattura, il muro tra politica e società, tra politica e giovani, l'indifferenza, la mancanza di una ricerca delle cause vere del disastroso stato di sottosviluppo in cui versano comunità come quella di Trabia. In qualche mio scritto ho provato ad individuare l'origine dei mali di Trabia, la sua decadenza economica dagli anni '50 ad oggi, le possibili vie di riscatto da una situazione quasi disperata, specie per i giovani che non vedono davanti a sé un decoroso futuro nella terra dei propri avi: Ho evidenziato l'insufficienza di una classe politica che non ha saputo salvaguardare le cospicue risorse del paese, quali le strutture economiche ereditate e le straordinarie bellezze monumentali e paesaggistiche; che non ha saputo valorizzare le attività produttive esistenti e crearne altre congeniali. Tra queste poteva e potrebbe spiccare le ali il turismo, a patto che si ponga fine allo scempio edilizio del territorio. La mia non vuole essere un'accusa tout court . So che ci sono state e ci sono, tra gli amministratori, persone desiderose di svolgere bene il proprio compito, ma l'ambiente assurdamente chiuso ha impedito e impedisce loro di far valere una linea di cambiamento, efficace e liberatoria. In una situazione di questo genere i giovani che fanno? E' giusto che si dedichino alla loro formazione, ai giochi, agli sport, ai divertimenti, agli amori della loro età; ma la gravità dei problemi incalza. Non è possibile, per i giovani, in una situazione di assenza di prospettive, rimanere estranei e delegare ad altri, totalmente e acriticamente, la gestione della cosa pubblica. In una società pesantemente penalizzata dai condizionamenti del prepotente ed egoistico parassitismo affaristico, c'è bisogno della freschezza di forze nuove, dell'entusiasmo e dello slancio, della purezza d'intenti, di una nuova generazione, non rassegnata e ribelle ad ogni costrizione psicologica e ambientale. L'ingresso di una ventata di gioventù nello stanco agone politico cittadino, la sua forza d'urto, unita all'esperienza degli elementi sani delle precedenti generazioni, possono fare il miracolo di uno scarto decisivo dell'azione amministrativa verso ambiziosi approdi di emancipazione e di sviluppo. La via diretta per giungere a questi risultati è la partecipazione alla vita dei partiti. Non vedo altra strada. Lo so, qualche volta c'è da turarsi il naso. I gruppi dominanti sono difficili da scalzare, ma la forza dei numeri può sovvertire qualsiasi situazione. Nelle moderne democrazie i partiti sono strumenti insostituibili dell'azione politica. I movimenti, l'associazionismo, le mobilitazioni, le pressioni delle piazze, la forza dell'opinione pubblica, la libertà della comunicazione, sono altrettanti strumenti di democrazia (guai se non ci fossero); ma sono i partiti i veicoli del consenso democratico, della partecipazione, i portatori degli orientamenti politici, gli ispiratori degli indirizzi e dei programmi. Al loro interno, in maniera più o meno estesa, si attuano i primi conflitti di interessi o di opinioni, si realizza l'addestramento alla dialettica democratica, si svolge il faticoso lavoro di cucitura e di mediazione delle varie posizioni emerse, si imbastiscono le conclusioni che daranno voce al partito nell'arena della competizione politica, nella quale hanno luogo, a loro volta, gli scontri e gli incontri necessari per la formazione delle maggioranze che governeranno le istituzioni democratiche. Senza conflitto (ovviamente non violento) e senza libertà non c'è democrazia. Le campagne elettorali sono il momento clou delle dialettiche democratiche, la visione plastica di una società viva e responsabile del proprio destino. Purtroppo non tutto si svolge alla luce di questi canoni classici di democrazia. Nelle ultime campagne elettorali abbiamo avuto notizia di vergognosi mercimoni, di contrattazioni e di acquisizione di voti mediante scambio che testimoniano l'estrema debolezza delle classi disagiate e lo spirito di cinica sopraffazione di gruppi più o meno legati o legittimati da qualche partito. In certe città, specie del Sud, intere maggioranze si reggono su voti praticamente estorti alla buona fede e al bisogno delle fasce più sfortunate della popolazione. Gli eletti con questi metodi degradanti si sentono sciolti da ogni dovere di rappresentanza, non pensano minimamente a promuovere concrete politiche di emancipazione dei loro elettori, si reputano liberi di dedicarsi esclusivamente ai propri egoistici interessi, lasciando al loro destino di miseria materiale e morale coloro che li hanno votato. Anche su questo versante i giovani sono la parte più legittimata a portare pulizia ed onestà di comportamenti. La democrazia, col suo libero sistema dei partiti, è un'immensa palestra dove ogni giovane può esercitare le proprie qualità, conseguire le proprie aspirazioni e ambizioni, contribuire alla elevazione materiale e culturale di tutti i membri della società, allargare gli spazi di espressione, di comunicazione e di libertà.
A.C.