Friday, April 27, 2007

A PROPOSITO DELLA CIVILE DISCUSSIONE IN ATTO SUL PIANO REGOLATORE DI TRABIA

Ho preso visione della civile discussione in atto sulle questioni che riguardano il piano regolatore, Come sapete, di questo fondamentale provvedimento di pianificazione territoriale me ne sto occupando su “Lo scrittoio”. Per sapere come la penso in merito basta cliccare su questo website. Ho qualche difficoltà ad interloquire con anonimi. So benissimo che molti si celano dietro un nome fittizio non per ragioni inconfessabili ma per evitare, dicono loro, certe seccature. Non metto in dubbio la loro buona fede. Però mi viene da pensare che qualche furbetto potrebbe aggirarsi tra tanti bellissimi nomi di fantasia. E' certo, con uno pseudonimo è più facile non osservare le usuali norme di responsabilità e di rispetto che devono regolare ogni dialogo interpersonale. Da ciò una certa mia allergia verso questo diffusissimo metodo di rapportarsi con terze persone nel mondo magico di Internet. Spero che mi si voglia perdonare. Il dibattito, di cui dicevo prima, lo trovo oltremodo interessante. Un simile evento forse è la prima volta che accade a Trabia. Non posso che rallegrarmene. Vedete, molte persone, specie i politici, non tutti, parlano e straparlano di comunicazione, di trasparenza, di partecipazione, a volte, sembra, con passione, anche se con un tantino di retorica, di cui noi italiani siamo ammalati. Poi si dimenticano. Io, malizioso, aggiungo: è più facile dire che fare, ed anche più comodo. Internet, questo meraviglioso mezzo, ha fatto cadere molte barriere. Il dialogo, specie tra giovani, si instaura naturalmente, in modo diretto e serrato. Direi, se fosse possibile, alla luce del sole. Chi, per caso, vorrebbe fare il furbino, paga subito pegno, perché la sanzione arriva immediatamente, in termini di conflittualità e di perdita di credibilità. Per questo non consiglio a nessuno di non essere più che sincero, almeno, se può, su Internet. Se si parla di piano regolatore, poi, come sta avvenendo tra il dott. Gianluca Mancuso ed alcuni altri giovani, bisogna avere presente che questa locuzione non ha significato se non include in sé quest'altra: comunicazione, trasparenza, partecipazione. Altrimenti è un'altra cosa, non è uno strumento di programmazione del territorio che riguarda tutti; non voglio pronunciare le parole cattive che mi stanno assediando. Ecco, questi sono alcuni dei pensieri che riesco a fermare leggendo di quel batti e ribatti in corso su Trabia. ,

Antonio Carollo

CHE COSA E' SUCCESSO, E SUCCEDE, INVECE, A TRABIA?


Adesso vediamo che cosa è avvenuto, e avviene, a Trabia in fatto di piano regolatore, trasparenza, partecipazione, di responsabilità e ruolo della classe politica locale. Il piano regolatore del 1979, dopo dieci anni, venne a scadenza. Un sindaco illuminato (Salvatore Piazza, di lui c'è pure da dire, per far conoscere meglio lo spessore di questo amministratore, che tentò, con tutti i mezzi a disposizione, di acquisire alla proprietà comunale il castello dei Principi Lanza ), credo nel 1989, predispose un “Piano di recupero urbanistico” per mettere ordine nella zona “Piani-Giardini”, oggetto di “cementificazione a tappeto, selvaggia, senza regole e senza criteri. Apriti cielo! La lobby (gruppo di interesse) dei giardinieri insorse. Con la scusa paradossale di proteggere la “coltura del nespolo”, con proteste, manifestazioni, ricorsi e denunce, riuscì a fare incagliare il provvedimento sugli scogli della burocrazia e a neutralizzarlo. Abbiamo visto come è finita: con la giungla edilizia; altro che difesa del nespolo! I singoli proprietari, accecati dal tintinnìo del denaro facile, agevolati dal vecchio piano regolatore da suicidio, che consentiva pazzescamente di costruire una casa con soli cinque-settecento metri quadrati di terreno, continuarono alacremente a svendere i loro appezzamenti di frutteto, intascando il prezzo del tradimento del futuro dei propri figli. La meravigliosa fascia di pianura costiera, che si estendeva da Trabia ad oltre San Nicola, è stata devastata da un'edilizia avida, impermeabile per ogni esigenza che non fosse il cieco interesse personale. Con la proprietà di due o tre tumuli di quei frutteti una famiglia poteva vivere dignitosamente; con cinque-dieci si era dei signori. Il terreno era di una fertilità eccezionale, la terra quasi nera, pastosa, arricchita dalla lenta erosione di altipiani e colline, era l'ideale per la coltura delle specie più pregiate di frutta e verdura, avendo a disposizione una straordinaria ricchezza d'acqua, invidiata da tutta la Sicilia. Oggi, se tutelata da un rigoroso piano regolatore, questa bella pianura , che il buon Dio e la natura hanno voluto donare ai trabioti, avrebbe potuto essere una fonte rigogliosa di lavoro e di benessere in un mondo che sempre più si rivolge all'agricoltura biologicamente pura, ai prodotti genuini della buona terra non trattata dai veleni dei moderi ritrovati chimici. Qualcuno potrebbe osservare: illuso, questo è un quadro idillico e nostalgico; la realtà è ben diversa. Invece, cari lettori, vi sto parlando di futuro, futuro vostro che in gran parte avete bruciato, futuro dei vostri figli che non ne vedono dinanzi a sé e che si annoiano alla “Favara”, ribattezzata “Favarella” per abbellire il presente oscuro, mentre un ammasso informe di case vi ruba quel sole che avrebbe dovuto illuminare le vostre attività e la costruzione di un futuro migliore per voi e per i vostri figli.
(5-continua)

Tuesday, April 24, 2007

TRASPARENZA E PARTECIPAZIONE ESSENZIALI PER L'ADOZIONE DEL PIANO REGOLATORE

Il piano regolatore nella vita amministrativa di un comune ha un'importanza straordinaria; esso può fungere, si badi, come motore di sviluppo o, viceversa, se sbagliato, come causa di regresso. Riguarda da vicino ciascun cittadino perché capace di determinare il futuro della comunità. Il diritto dello stesso cittadino alla piena conoscenza di questo atto, così carico di conseguenze, è indiscutibile; così pure il diritto a partecipare alla sua costruzione attraverso la consultazione e la facoltà di proporre cambiamenti. Sull'attuazione di questi semplici principi si misura anche il grado di reale democrazia applicata, nonché la sensibilità democratica e il disinteresse personale di una classe dirigente. Trasparenza e partecipazione sono due pilastri del sistema democratico. Il sindaco del comune, per i cospicui poteri a lui conferiti dalla legge, per l'autorità e il prestigio acquisiti dall'investitura popolare, è il primo responsabile ed il garante della corretta applicazione di questi principi. La pubblicità per un atto della portata del piano regolatore fa parte della sua stessa natura. A questo proposito mi sembra interessante far conoscere ai trabiesi quel che succede a Viareggio. Su incarico del Comune un gruppo di professionisti, di livello universitario, ha predisposto il piano regolatore, obbedendo, ovviamente, agli indirizzi e alle direttive adottati dal consiglio comunale, dopo ampia e capillare pubblicizzazione. Il sindaco, avuti in mano gli atti, ha indetto un seminario di analisi e di approfondimento per le forze politiche di maggioranza. Ottenuto il consenso, ha comunicato gli atti alle forze di opposizione. Quindi ha tenuto un'assemblea popolare in una grande sala del“Principe di Piemonte”, cui ha partecipato un migliaio di cittadini. I professori hanno spiegato, per filo e per segno, ogni particolare del piano, con l'aiuto di uno schermo, di diapositive, di grafici, di simulazioni. La gente tutta attentissima. Alla fine tecnici e amministratori hanno risposto a diverse domande dei presenti. I tre giornali più diffusi in Versilia, “La Nazione”, “Il Tirreno”, “Il Corriere della Versilia”, in numerose pagine della cronaca locale, l'indomani, hanno illustrato con articoli e foto gli aspetti più salienti del piano. Adesso il sindaco ha rimesso il piano alle quattro circoscrizioni, Viareggio Centro-Marco Polo, Viareggio Nuova-Varignano, Darsena-Ex Campo di Aviazione, Torre del Lago Puccini. I rispettivi presidenti hanno convocato assemblee popolari, e, in qualche caso, anche riunioni su temi specifici. Dopo questi passaggi il piano, con suggerimenti e osservazioni, sarà portato al voto dei singoli consigli circoscrizionali per il parere da inviare al consiglio comunale. Nel frattempo i partiti stanno costituendo coordinamenti interni per definire le proprie posizioni per poi effettuare degli incontri pubblici con i cittadini e le formazioni sociali. Queste consultazioni, iniziate a febbraio, si concluderanno entro l'estate; a ottobre il piano regolatore sarà sottoposto all'approvazione del consiglio comunale. Dopo di che, continuando ad essere a disposizione del pubblico, sarà possibile per tutti i cittadini, associazioni, imprese, presentare per iscritto le proprie osservazioni. In seconda battuta il consiglio comunale valuterà tutte le richieste del pubblico e deciderà in via definitiva.
(4-continua)

Saturday, April 21, 2007

TRABIA VUOLE RASSEGNARSI AD UN DESTINO DI SOPRAVVIVENZA PARASSITARIA E DI EMIGRAZIONE?


Il nostro sindaco Salvatore Piazza (che ricordo sempre con affetto), nella sua pregevole, e, a tratti, sofferta relazione sull'attività dell'Amministrazione comunale nel 2006, richiama in più di un punto il famigerato piano regolatore del 1979 (rese edificabile quasi tutto il territorio comunale) e le sue conseguenze. Parlando della stagnazione delle attività turistiche dice: “Il fenomeno risente, ovviamente, del “peccato originale” allorquando si è voluto privilegiare il “turismo di tipo residenziale stagionale” piuttosto che un “turismo a carattere alberghiero”. Più in là: “Una citazione a parte meritano i piani di lottizzazione (in maiuscolo nel testo) che negli anni hanno invaso il nostro territorio, spesso deturpandolo e saccheggiandolo in maniera irreversibile. ...Nessuno, oggi, può ritenersi indenne da colpe e da responsabilità”. Infine la dichiarazione di qualche giorno fa con la quale afferma che le potenzialità turistiche di Trabia in buona parte sono state compromesse dalla “scelta sbagliata......di aver destinato la quasi totalità del territorio ad area edificabile”. Come ben si comprende si tratta di una presa di posizione, direi, storica per Trabia, di straordinario impatto sul quieto scenario politico-amministrativo della nostra cittadina. Significa il rovesciamento della concezione corrente dell'uso rapinoso e devastante del territorio. Siamo di fronte ad un radicale cambiamento nella politica della pianificazione e dell'assetto del territorio? Oppure solamente ad una amara constatazione accompagnata da rassegnazione nella cupezza di una visione particolare, senza sviluppo e senza futuro? Conosco il distacco e la passione di Salvatore per il suo paese, la sua onestà intellettuale e il suo desiderio di fare il bene degli amministrati, al di là di ogni obnubilamento che questi ultimi possono avere. Dobbiamo dare fiducia ad un sindaco di questa levatura morale e politica. E' evidente che questo è un momento cruciale per l'avvenire di Trabia. E' tornato dall'ufficio del genio civile il piano regolatore. Sappiamo tutti quale importanza riveste un provvedimento di questo genere: esso programma e indirizza per decenni l'utilizzo dei suoli, le attività produttive. del tempo libero, sociali, culturali. Ogni discorso sullo sviluppo economico, sulla crescita civile di una comunità si basa sulle scelte operate con il piano regolatore. Non si tratta del mio orticello che deve diventare il posto di una casa, ma dell'avvenire di un'intera collettività. Le folli decisioni del piano del 1979 hanno messo in ginocchio l'economia e con essa la dignità di una popolazione. Non solo è stata annientata l'unica ricchezza esistente, l'agricoltura, ma si è impedito il decollo turistico di una località che aveva, e potrà avere, tutti i numeri per non invidiare altre realtà siciliane oggi rinomate a livello nazionale. Non è vero che l'agricoltura è finita per cause diverse. L'invasione delle case, con i conseguenti precari guadagni dei residenti, ha fatto perdere la spinta alle trasformazioni e alle razionalizzazioni delle colture che il mercato, mai immobile, richiedeva. Si è rinunciato ad essere padroni in casa propria. Guardate che se n'è fatto delle nostre bellissime colline, una volta ammantate di verde, ubertose di oliveti e frutteti; quale realtà economica e quale richiamo oggi potevano costituire per il turista affamato di natura, di verde, di paesaggio, di aria pulita! Trabia poteva essere il paradiso dei prodotti tipici; a cominciare dall'olio, ad esempio, opportunamente imbottigliato e dotato di marchio. Oggi non si può fuggire di fronte alle proprie responsabilità: c'è l'opportunità di prendere per i capelli un paese che sta affondando verso un destino di sopravvivenza parassitaria. Il piano regolatore deve essere all'altezza di questo tempo, all'altezza delle sfide che la società di oggi pone via via. Non ci possiamo portare dietro un arnese di piano che viene da una ventina d'anni di incredibili traversie burocratiche, che prevedibilmente è frutto di cecità amministrative, e che, per colmo dei colmi, verrebbe affidato alle ottusità di un anonimo burocrate regionale.
(3-continua)

Friday, April 20, 2007

IL SACCO EDILIZIO DI TRABIA. SUICIDIO DI UN COMUNE

Negli anni Sessanta un massiccio insediamento di seconde case, alle pendici della montagna, in località “Sutt'e mura”, finanziato da una grande banca siciliana, fece il suo esordio sulla scena del più cinico sfruttamento edilizio di un territorio incontaminato, baciato dalla natura come quello di Trabia. Centinaia di case furono realizzate con un investimento miliardario. La banca fece il suo bell'affare, le ditte costruttrici, di proprietà non si sa di chi, fecero i loro affari, i trabioti proprietari dei terreni intascarono bei quattrini (una miseria se si va a guardare bene), e su quella incantevole località, visibile da ogni luogo, sorse un ammasso di case in dispregio alle più elementari norme di difesa del paesaggio e delle bellezze naturali. Dov'erano le autorità preposte alla tutela di questi beni? La Soprintendenza, l'Assessorato regionale competente, gli altri organi di vigilanza? Chi consentì questa clamorosa ferita sul territorio, cambiando la destinazione di quel sito e concedendo i necessari permessi oppure autorizzando una così gigantesca sanatoria? A parte il risibile ricavato dei prezzi di svendita dei terreni, non una lira di quell'investimento entrò in circolo nell'economia di Trabia. Le imprese costruttrici, misteriose e implacabili, e le maestranze vennero da fuori; così pure i materiali. L'invasione estiva dei nuovi proprietari di quelle seconde case non portò alcun utile a Trabia: gli acquisti per i loro consumi li facevano, e li fanno, a Palermo e negli altri luoghi di provenienza. L'estrema vicinanza di una metropoli come Palermo, anziché innescare un processo di progresso economico a Trabia, finì, nei decenni successivi, per essere la causa della rovina economica di un comune già ricco di produzioni agricole. Infatti Trabia non ha mai potuto usufruire dei maggiori consumi derivanti dallo stanziamento di una popolazione che nel periodo estivo si triplica o quadruplica. Non si è creata l'alternativa produttiva e commerciale al graduale abbandono dell'agricoltura; ma non è tutta colpa della massa dei villeggianti estivi. Il villaggio dei bancari di “Sutt'e mura” aprì le porte ad una lenta speculazione edilizia, negli anni Sessanta e Settanta, fino a quando, cioè, la medesima segnò un vero e proprio trionfo con l'adozione dello sciagurato piano regolatore del 1979 che sancì ed incentivò il sacco edilizio del territorio trabiese.
(2-continua)

Tuesday, April 17, 2007

DELLA SVENDITA DI TRABIA

“...la politica edificatoria degli ultimi cinquant'anni risente di una scelta sbagliata all'origine, che è stata quella di avere destinato la quasi totalità del territorio ad area edificabile...”. Credo che Salvatore Piazza sia il primo amministratore di Trabia che faccia, con cristallina franchezza, una dichiarazione pubblica sulla forsennata pianificazione e sul distorto uso del territorio trabiese perpetrato dagli anni Sessanta ad oggi. Questo gli fa onore. Ricordo, come fosse ieri, il mio doloroso stupore nell'apprendere dell'adozione di un piano regolatore che praticamente autorizzava lo scempio. di uno dei più attraenti territori della fascia costiera da Palermo a Messina. In quel momento mi sono figurato Trabia come una donna bellissima, ma dalla moralità disinvolta, che si offriva al primo venuto per quattro soldi. Ci ho trovato, in quel provvedimento, un che di impudico e di vergognoso, perché permetteva di svendere quel che di più prezioso possiede un comune, il suo territorio, il suo stesso corpo. Fino agli anni Sessanta Trabia era uno dei più floridi comuni agricoli della provincia. L'abbondanza di acqua le permetteva di coltivare intensivamente vasti frutteti, oltre che oliveti e vigneti. La frutta di Trabia invadeva i mercati del Nord Italia. Migliaia di persone lavoravano nelle campagne e nei cosiddetti magazzeni; file di vagoni ferroviari, pieni zeppi di cassette di frutta, partivano per Milano, Torino, Bologna, ecc,. In autunno decine di frantoi lavoravano senza soste, giorno e notte. In via Tusano c'era un palmento che torchiava l'uva per mesi. Certo, ad un certo punto cominciò a serpeggiare la crisi; si tentò la conversione delle coltivazioni in agrumeti. Quando, poi, si presentò l'occasione di vendere appezzamenti di terreni ai forestieri, l'agricoltura trabiese subì il colpo mortale. Scemò ogni interesse a intraprendere nuove iniziative produttive, a specializzare le colture, ad organizzarsi in organismi collettivi, a promuovere la commercializzazione dei prodotti. Tanto col ricavato di un pezzo di terreno venduto si poteva andare avanti lo stesso, anzi meglio. Trabia precipitò nel vuoto assoluto, mentre porzioni di territorio, delle più pregiate, venivano aggredite selvaggiamente, con colate di cemento armato, per soddisfare la fame di villeggiatura dei palermitani.
(1-continua)

Sunday, April 15, 2007

QUALI POSSIBILI RIMEDI CONTRO IL SOTTOSVILUPPO?

Un bravo e intelligente giovane ventenne trabiese mi scrive in merito ai problemi del possibile sviluppo economico di Trabia. Occorre uno slancio culturale notevole, dice, da parte dei cittadini per rimuovere il concetto di politica come rapporto di carattere clientelare; acquisire, attraverso il contatto con località economicamente evolute, una mentalità imprenditoriale ed economico-manageriale, specie per la gestione dei servizi. Inoltre bisogna mettere in atto una politica rigorosa di prevenzione e di repressione del fenomeno mafioso colpendo, anche, gli investimenti derivanti dal riciclaggio di denaro sporco, vedi i settori della salute e dell’edilizia. Il suo vuole essere, conclude, un grido di speranza contro il dilagante pessimismo.°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
La mia risposta. Sono d'accordo. Il sottosviluppo non è un destino ineluttabile; deriva da tanti fattori, in gran parte dall'inerzia degli uomini. Il vuoto di iniziative crea dipendenza e soggezione. Questo atteggiamento influenza il modo di concepire la politica da parte dei politici ai quali si offre l'opportunità di ottenere l'agognato consenso semplicemente con qualche favore, anziché con l'impegno serio per il progresso della comunità. Lo Stato deve fare la sua parte ( non la fa fino in fondo, tranne che nei momenti in cui si sente addosso il mirino dell'opinione pubblica, vedi uccisioni di giudici, poliziotti, politici). Il resto devono farlo i cittadini, ognuno nel suo ruolo, in primo luogo eleggendo amministratori giusti, capaci di smuovere le leve economiche della propria comunità e di tenere a bada con fermezza l'invadenza delle attività mafiose. La scuola e le altre istituzioni devono, con più efficacia, educare i giovani al coraggio dell'intrapresa, fornendo gli strumenti professionali per una vita attiva nel mondo della produzione di beni e servizi. Il sistema bancario deve cambiare pelle, smettendo di spremere l'ignaro cliente e mobilitando le risorse necessarie per promuovere e finanziare progetti di imprese, anche di giovani alle prime armi. Ci sarebbero tante altre cose da dire. Mi sembra, però, indubbio che il benessere è creato dagli investimenti produttivi dei privati e dalla operosità degli uomini del luogo, agevolati, certo, da lungimiranti politiche di incentivazione da parte dei governi locali, regionali, nazionali.

Saturday, April 14, 2007





GIU’ LE MANI DALLA CITTA’
Le ragioni d’ansia per il futuro di Viareggio

C’è da stare con l’animo sospeso. Il cittadino comune è frastornato dalle grandi operazioni edilizie speculative in atto.Grandi gruppi, che già hanno fatto montagne di miliardi a spese della città, continuano a fare incetta di terreni e si permettono spavaldamente di presentare megaprogetti di sfruttamento edilizio, mascherati da regalie per servizi vari, parcheggi, verde pubblico, strutture di presunto pubblico interesse. La cosa preoccupante è che tutto ciò non crea allarme nelle alte sfere. Anzi assistiamo all’ostentato entusiasmo dei reggitori di destra di un comune viciniore interessato all’area ultimamente presa di mira, quella gravitante intorno alla Cittadella. Viareggio tace. Ma il pericolo arriva con passo morbido: il regolamento urbanistico può innescare una bomba ad orologeria. Già si parla, con linguaggio sicuro, e direi un po’ arrogante, di porta nord per quell’area; di centri commerciali, di alberghi, di palacongressi, ecc. Si vuole mettere in ginocchio i commercianti che ancora resistono? Con la ricostruzione dell’Esselunga Viareggio è satura in fatto di commercio. Per gli alberghi non è quella la zona migliore. Il palacongressi può stare benissimo al Principino, adeguatamente ingrandito. Non abbiamo bisogno di strutture colossali, buone solo per città metropolitane come Firenze, Roma, Bologna, Milano, Torino. Nella zona vicina alla Cittadella solo verde, giardini e parco; quale ingresso più affascinante e allettante per una città che deve attirare i turisti, sempre più esigenti e raffinati? Basta con le grandi opere. La città non si tocca. Abbiamo il dovere di preservare ciò che rimane della bella città di mare costruita dai vecchi e veri viareggini.
Antonio Carollo

Sunday, April 08, 2007





BUONA PASQUA










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Monday, April 02, 2007

LE CHANCE TURISTICHE DI TRABIA

Abbiamo detto: il porto turistico e le spiagge sono formidabili motori di sviluppo. Aggiungiamo: l’intero territorio può svolgere la stessa funzione se si proteggono e si valorizzano le sue bellezze paesaggistiche, panoramiche, ambientali, con adeguate politiche di programmazione e di investimenti. Il territorio di Trabia è uno dei più attraenti e invidiati della Sicilia. Mare, pianure, declivi, colline, montagne, vedute di vertiginosa bellezza, un golfo mozzafiato, ricchezza d’acqua, sono elementi che, se gestiti e salvaguardati con intelligenza, possono proiettare Trabia in un futuro di benessere. La forza di attrazione turistica di questo territorio è fuori dubbio. Se ne ha una prima prova, ahimè, non propria positiva, nella corsa scomposta del ceto medio palermitano verso la seconda casa ubicata nelle meraviglie della campagna trabiese. La classe politica, non sempre all’altezza, non è stata capace, non diciamo di governare, neanche di interferire su questo fenomeno, che andava, invece, regolato e indirizzato, a scanso dello scempio di contrade di particolare pregio panoramico. Ma è inutile piangersi addosso. Il territorio ha ancora enormi risorse estetiche e di godimento; la maestosità della natura sopravanza le brutture apportate dagli uomini. Le Amministrazioni che si susseguiranno, da oggi ai prossimi decenni, devono sentire il sacrosanto dovere di proteggere lo straordinario patrimonio paesaggistico del nostro Comune. Ciò non significa che il territorio va pietrificato così com’è oggi. L’uso del territorio va razionalizzato. La pianificazione urbanistica e territoriale deve indicare certe direttrici di sviluppo per colmare i ritardi e le lacune che si sono accumulati. Vanno, tra l’altro, previste aree per alberghi, servizi pubblici, parcheggi, campi scuola, campi da tennis, piscine, centro congressi, teatro all’aperto, aree per le attività produttive, ecc. So che l’Amministrazione ha predisposto un nuovo piano regolatore: spero che la sua filosofia ruoti intorno alle chance di sviluppo turistico che un comune privilegiato dalla natura, come Trabia, senz’altro possiede, senza peraltro mortificare altri settori. Va prevista un’area artigianale e per attività produttive a supporto del porto turistico di San Nicola. Trabia è uno dei rarissimi comuni nel cui ambito esistono due castelli medievali in ottimo stato di conservazione. E’ una fortuna di cui i trabiesi credo non siano pienamente consapevoli. Questi due monumenti da soli potrebbero attirare schiere di turisti. Regione, Provincia, Comune dovrebbero fare di tutto per acquistarli o ottenerne almeno l’uso. Spettacoli, mostre, incontri culturali, ecc, in ambienti così carichi di storia e di fascino potrebbero arricchire incomparabilmente un’offerta turistica già di per se stessa interessante per le doti straordinarie della località.