Sunday, November 04, 2007

TROPPI APPETITI SU VIAREGGIO

Viareggio è una città appetibile, si dice spesso. Si vogliono mettere in evidenza, così, gli appetiti di sfruttamento, siano essi coperti da una patina farisaica di procurata legalità, come nella speculazione edilizia, o apertamente illeciti, come nel caso dell’assalto della microcriminalità. Per giunta da alcuni anni l’appetibilità del luogo favoloso chiamato Viareggio si è estesa alla massa degli immigrati.
La città, come sappiamo, si è difesa male dalle conseguenze di questa specie di attrazione fatale. La Città-giardino, la Lago-mare, la demolizione criminosa di tantissimo Liberty, la scomposta e devastante crescita edilizia di Torre del Lago, sono lì a dimostrare la veridicità di questo assunto. Negli ultimi tempi la tendenza a soddisfare questi appetiti perversi si è rifatta viva. Dovunque si scopre la possibilità di trasformare vecchi edifici, in gruppo o isolati, la speculazione ci si butta a pesce. Figuriamoci poi se si tratta di aree libere o semilibere, di periferia o di anse di terreni, tra un rione e l'altro, ancora vergini di divin cemento. L'acquisizione a suon di moneta tintinnante è immediata. Così abbiamo visto sorgere falansteri di appartamenti stile sacco di Palermo degli anni Sessanta.
Vogliamo continuare così? Consentiamo la mega speculazione sulle aree attorno alla Cittadella del Carnevale? Domani su altri siti? Per fortuna la Città vuol vederci chiaro. Uno strumento basilare per le sue sorti, come il regolamento urbanistico, va scandagliato in ogni sua parte. Se necessario va cambiata la filosofia che sta al fondo delle scelte che lo caratterizzano. Si vuole essere sicuri di non dare ulteriore spago alla speculazione e di innescare un equilibrato sviluppo, nell'uso del territorio, basato sul rispetto dell'ambiente e delle peculiarità di una città carica di storia e di prestigio. Questo non si può fare sotto l'incalzare di una campagna elettorale.
Degli altri appetiti, riguardanti la microcriminalità, il fenomeno dell'immigrazione, e, quindi, la sicurezza dei cittadini, parleremo a parte.

Saturday, November 03, 2007

VIAREGGIO, UNA POLITICA PER LA SICUREZZA

1° novembre, Ognissanti, giornata splendida, un fiume di gente in ‘Passeggiata’. Una cosa però colpisce sgradevolmente: al centro della sede stradale e sul marciapiede vi sono due file ininterrotte di teli su cui sono esposte le merci degli extracomunitari, soprattutto africani e cinesi. Tra verande che arrivano fino a metà strada e merci a terra è difficile persino camminare. Ricordo quanta cura ponevano, negli anni Settanta e Ottanta gli amministratori nel mantenere lontani dal salotto buono della città ambulanti, giocolieri vari, accattoni. Si tentò di far sloggiare una piccola pizzeria la cui folla di clienti sporcava e rendeva indecoroso l’ambiente intorno. Anche allora però gli interessi in gioco si facevano sentire; qualcuno remò contro e quel localino rimase aperto; ma era una mosca bianca. Adesso si naviga in mezzo all’illegalità. Nel 1981 il corpo dei vigili urbani contava 101 unità, oggi non si arriva a 90, dei quali operativi in servizi esterni solo una quarantina. A quel tempo l’ex Campo di Aviazione terminava a via Volpi; al Varignano vi erano poche case abitate prevalentemente da napoletani; la Migliarina era meno della metà; il Terminetto accennava a svilupparsi ma manteneva le sue caratteristiche agricole; il Bicchio e il Cotone quasi non esistevano, così pure la zona industriale; Torre del Lago non era quell’enorme massa di case che è oggi; il demanio marittimo, con i relativi compiti di controllo e di vigilanza, non era ancora passato alla competenza del Comune; ma la cosa più importante è che non esistevano i problemi derivanti dall'invasione degli immigrati, dall'aumento della microcriminalità e dell'insicurezza. Oggi il fabbisogno di vigili è stimato in circa 150 unità fisse e 50 in più nella stagione estiva. La lotta contro il commercio illegale, e contro ogni altra forma di illegalità, è estremamente dura. Lo so: non bastano le sole risorse del Comune. Ma si dia una svolta al modo di affrontare questi problemi. Si butti giù, tra l'altro, quel carrozzone incredibile della Società del Patrimonio, che sta prosciugando le casse del Comune per fare le sue stesse cose, e si trasferiscano le risorse extra ad essa assegnate al settore negletto della polizia municipale e della sicurezza dei cittadini.

Friday, November 02, 2007

ESISTE UNA VERA POLITICA PER L'IMMIGRAZIONE IN ITALIA E IN EUROPA?

Sappiamo tutti quanto è complessa e intricata la questione degli immigrati. Le critiche su qualsiasi provvedimento preso dal Governo, sia esso di centrosinistra che di centrodestra, sono immancabili. Lasciamo da parte, per carità, quelle palesemente faziose, strumentali e ipocrite, che i due schieramenti politici si scagliano l’uno contro l’altro in un nauseante teatrino delle parti che non incanta più nessuno. Si sa, in Italia il dibattito sull’immigrazione è soggetto all’influenza di una Chiesa molto sensibile sul versante dell’accoglienza. Le decisioni sono sempre sofferte, timide, non all’altezza della gravità di un fenomeno che è di portata planetaria. A complicare le cose ci si è messa anche l’Ue. Non solo non sa impiegare il suo peso politico (ce n’ha?) trattando con i paesi d’origine del fenomeno con concrete proposte di incentivazione dello sviluppo e dell’occupazione in loco, ma aggrava anche la situazione annettendo altri Stati membri senza alcuna precauzione o misura per evitare il libero scorrimento di ampie fette di popolazione da zone sottosviluppate, già soggette a dittature repressive, a quelle progredite dell’Europa occidentale e senza una efficace politica volta a favorire il riequilibrio economico e sociale tra i vecchi e i nuovi territori dell’Unione. L’emergenza rumeni non è un fatto improvviso e imprevedibile. I flussi migratori dalla Romania sono attivi da anni. Tutti i governi facenti parte dell’Ue erano perfettamente al corrente della disastrata economia rumena e di quella massa di disoccupati, nonché della presenza in quella nazione di due milioni e mezzo di Rom. Attenzione, si parla della Romania, ma il pericolo potrebbe provenire anche da altri nuovi Stati membri. Il pericolo di una migrazione massiccia era palpabile. Perché non si è opposto un freno? non si è stabilita una certa gradualità nella libera circolazione delle persone. Sarebbe stato forse un provvedimento discriminante, incivile? E’ civile quel che sta avvenendo in Italia con un milione e mezzo di rumeni disperati, in cerca di lavoro, di alloggio, di cibo, con una criminalità, tra di loro, in forte crescita ? Abbiamo visto bene in tv in che razza di degrado, di sporcizia, di abbandono, di assenza di servizi essenziali, di abbrutimento vivono questi immigrati. L'espulsione per i criminali è un provvedimento necessario ma è anche un palliativo. A parte il fatto che chi è espulso ritorna clandestinamente, che si farà per il rimanente 95 per cento di questa gente? e per il resto della massa degli extracomunitari? Vogliamo capire, o no, che il problema degli immigrati dovrebbe occupare il centro della politica nazionale e di quella dell'Unione Europea e non essere oggetto di interventi, parziali e discutibili, solo in occasione di fatti efferati come quello di questi giorni a Roma? Vogliamo continuare con le stragi in mare, con la criminalità dilagante, l'insicurezza dei cittadini, con il degrado delle città, gli stenti e la disperazione di tanta gente affamata e bisognosa di tutto?

Thursday, November 01, 2007

TRABIA, CORSO LA MASA, UNA CAMERA A GAS

A Trabia i problemi della vivibilità sembra non esistano. Eppure uno, molto grave ma di facile soluzione, è sotto gli occhi di tutti: l'inquinamento e il caos esistente in Corso La Masa, specie nel pomeriggio. La sosta, a tempo e a pagamento, è consentita da entrambi i lati. Tranquillamente nessuno paga e nessuno rispetta i limiti di sosta. Rimane uno stretto corridoio, eternamente intasato, per il passaggio dei veicoli. Le macchine e le moto, per le frequenti accelerazioni, emettono un alto volume di agenti inquinanti. Gli scarichi dei tubi di scappamento formano così un palpabile appannamento dell'aria, carico di veleni. L'inquinamento acustico poi rasenta il frastuono. Difficile fare un discorso sensato con un amico; difficile rimanere sul Corso per più di mezz'ora senza un incipiente preoccupante mal di testa. Più volte ho chiesto agli amministratori di intervenire. La risposta è stata sempre: i commercianti sono contrari. Ricordo che a Viareggio trentacinque anni fa ci fu una specie di sollevazione dei commercianti all'atto di rendere pedonale via Battisti; ma l'assessore competente era un tipo tosto e il provvedimento ebbe attuazione. Da quel momento cominciò a lievitare il tasso di attrazione dei negozi nel gradimento della clientela. Adesso quella via è il maggiore centro commerciale della città e della Versilia, frequentatissima e alla moda. Così è successo nella quasi totalità delle altre città. La congestione automobilistica allontana la clientela; la strada sgombra di macchine, con gli spazi a completa disposizione dei pedoni, per lo svago e lo shopping, attira schiere di clienti. Possibile che solo a Trabia non si conosca questa semplice verità? Ci pensate, cari commercianti, cosa sarebbe Corso La Masa senza macchine? Il salotto della città, dove la gente amerebbe sostare, chiacchierare con gli amici, passeggiare, fare shopping, gustare un gelato o una bevanda. Un luogo di distensione e del vivere civile, con gente rilassata e ben disposta a spendere qualche quattrino.
Si creerebbero difficoltà alla viabilità? Non credo, specie dopo l'apertura del nuovo sottovia ferroviario nei pressi della stazione. La parte alta della città è perfettamente accessibile dalla circonvallazione e dalle vie perpendicolari intermedie, nord-sud.
Occorrerebbero l'energia di un sindaco, il buon senso del consiglio comunale, un certo consenso della parte della popolazione che frequenta il Corso e, speriamo, la lungimiranza dei commercianti. A quest'ultimi vorrei anche domandare: come resistete a respirare per 8-10 ore quei terribili veleni? Conoscete l'incidenza delle porcherie respirate sull'insorgenza del cancro?

TRABIA, EMERGENZA SANITARIA. MAH.......

Trabia, cittadina di 9.000 abitanti, non dispone di un servizio sanitario di primo intervento, né di un’autoambulanza che assicuri un tempestivo e veloce trasporto degli infermi al pronto soccorso dell’Ospedale di Termini Imerese. Lo stesso Ospedale, che serve il distretto sanitario di Aliminusa, Caccamo, Caltavuturo, Cerda, Montemaggiore Belsito, Scillato, Sciara, Sclafani Bagni, Termini Imerese, Trabia, ha a sua disposizione solo tre autoambulanze. Sembra incredibile ma è la realtà. Vi figurate, per il cittadino colpito da infarto o ictus o congestione o ischemie o ferito grave in un incidente (casi in cui i minuti sono preziosi), le conseguenze di un ritardo dell’autoambulanza? Cosa sono tre ambulanze per un comprensorio vasto quasi come una provincia?
E' dell'altro ieri la notizia dalla Calabria della morte di un bambino dodicenne, affetto da ematoma cerebrale dovuto ad una caduta, per non essere stato assistito tempestivamente a causa dei ritardi frapposti nella reperibilità di un'autoambulanza. A Trabia esiste una guardia medica che non può considerarsi un punto di primo intervento, non ha attrezzature adeguare e non ha medici e infermieri pronti a saltare su un'autoambulanza al primo squillo di telefono. La chiamata al 118 quasi sempre si trasforma per cittadini disperati nell'inizio di un calvario.
Intendiamoci, la colpa non è da imputarsi solo alle autorità sanitarie. Tra i partiti, i sindacati, le associazioni, la popolazione non si nota alcuna apparente preoccupazione per una così grave disfunzione nei servizi dell'emergenza sanitaria. Si tende ad accettare ancora la morte, ho questa sensazione, come un fatto ineluttabile anche nei casi in cui un intervento tempestivo avrebbe potuto scongiurarla. E' venuta la sua ora, si dice del defunto. Mi chiedo: possibile che la carenza di senso civico si spinga fino alla noncuranza verso un servizio tanto essenziale? fino a tollerare la perdita di vite umane? Manca in effetti una cultura diffusa dei diritti e dei doveri dei cittadini, degli obblighi e dei doveri della classe politico-amministrativa. Così non si pensa a dotare una comunità di 9.000 persone e a mantenere una o due autoambulanze, magari attraverso un organismo di volontariato, pur in presenza di apposite agevolazioni di legge; non si solleva alcuna protesta, con assemblee, cortei, pubblici esposti, ben inteso sempre nell'ambito della legalità, con denunce all'autorità giudiziaria, per un clamoroso disservizio che tocca la salute e la vita stessa dei componenti la comunità cittadina; gli amministratori pubblici, non incalzati dalle proteste popolari, si dedicano ai loro giochi di potere, immemori delle proprie responsabilità e delle vere esigenze degli amministrati.